Il burnout è una realtà sempre più diffusa: si arriva spesso a non reggere i ritmi della vita di bordo, proprio perché si arriva al limite del vivibile. Bisognerebbe mostrarsi sempre pronti e operativi, anche al di fuori dell’orario di lavoro, come se per avere una promozione fosse necessario tutto questo.
Lavorare al di fuori del nostro orario lavorativo è necessario solo in alcune situazioni, come in caso di emergenze che possono nascere a bordo, non dovrebbe quindi diventare un’abitudine giornaliera.
Sappiamo molto bene che in alcune compagnie orari di lavoro consoni e MLC sono solo un’utopia, quindi è importante imparare a riconoscere e soprattutto prevenire il burnout.
Il burnout è un esaurimento nervoso che deriva dal troppo lavoro, causato dall’eccessivo stress a cui si è sottoposti. Lo stress è una risposta neurologica e fisiologica del nostro corpo a un agente stressante. Il nostro corpo risponde a un elemento di potenziale pericolo accendendo dei campanelli d’allarme invisibili che ci aiutano a mettere in salvo la nostra stessa vita.
Questa è la risposta “normale” che dovrebbe avere il nostro corpo in una situazione di pericolo, ma se prolungata per un periodo troppo lungo, il nostro corpo non riuscirà a capire che il pericolo è terminato, cosa che porterà all’esaurimento delle nostre risorse mentali e fisiche, provocando il burnout.
Si può manifestare con sintomi sia mentali che fisici che vanno dagli sbalzi d’umore alla vera e propria disperazione.
Il burnout arriva gradualmente, vediamo insieme le sue 4 fasi.
La prima fase è caratterizzata da entusiasmo idealistico: ci si sente motivati, si creano alte aspettative di “onnipotenza”, di successo generalizzato e immediato.
La seconda è la fase di stagnazione: arriva quando si è sottoposti a carichi di lavoro e di stress eccessivi, si inizia a rendercisi conto di come le aspettative non coincidano con la realtà lavorativa. L'entusiasmo, l'interesse ed il senso di gratificazione legati al proprio lavoro iniziano a diminuire.
La terza fase è caratterizzata da frustrazione profonda: in questa fase ci si sente inutili, inadeguati, insoddisfatti, sfruttati e poco apprezzati; spesso si tende a mettere in atto comportamenti di fuga dall'ambiente lavorativo, oppure atteggiamenti aggressivi verso gli altri o verso se stessi.
La quarta è la fase di apatia: l'interesse e la passione per il proprio lavoro si spengono completamente, all'empatia subentra l'indifferenza, fino ad una "morte professionale”.
È POSSIBILE EVITARLO?
Per prevenire il burnout è necessario pianificare la nostra vita lavorativa, iniziando a distinguere le cose urgenti e importanti da quello che non lo sono.
Si può partire dagli appuntamenti più importanti, quelli con il riposo, aggiungendo poi le guardie, le varie ispezioni e mansioni, per finire poi con le varie esercitazioni. Bisogna imparare a dare priorità alle cose giuste e gestire meglio il proprio tempo lavorativo.
Il riposo è la parte più importante perché è il momento in cui corpo e mente si ricaricano. Un’altra cosa importante da tenere in considerazione è che non possiamo controllare tutto: è importante essere consapevoli del fatto che, anche se pianifichiamo per bene la nostra vita, potrebbero nascere degli imprevisti - conosciamo bene la vita e i ritmi di bordo.
Creare un calendario a prova di burnout permetterà di pensare anche ai propri bisogni come la salute, le relazioni, il riposo e il tempo libero, senza sovraccaricarsi: lavorare troppo non fa MAI bene.
Questi sono solo dei consigli, l’unica programmazione che funziona davvero è quella che ciascuno di noi costruisce su misura per sé.
Se ci comportiamo come se non dovessimo stancarci mai, abituiamo le persone intorno a noi a pretendere la nostra attenzione immediata in qualsiasi momento, così si sentiranno in diritto di chiedere sempre di più. In questo modo i nostri impegni non saranno mai davvero sotto il nostro controllo, ma dipenderanno sempre dagli altri.
Spesso tendiamo a essere molto esigenti con noi stessi, ci mettiamo anche da soli sotto una pressione costante e diventiamo spietati nel giudicarci.
Non è possibile sostenere alte prestazioni a lungo termine senza darci tempo di recupero: a livello fisiologico e biologico il cervello ha una capacità limitata di svolgere compiti cognitivi intensi. Una giornata di 16 ore di lavoro non ci fa produrre di più di una giornata di 8, le nostre risorse mentali più elevate sono limitate, quindi una volta che abbiamo superato quel limite dobbiamo fermarci e far recuperare mente e corpo.
Il nostro è un lavoro di grandi responsabilità: è fondamentale dedicare il giusto tempo al riposo.
Questi sono piccoli cambiamenti personali di cui possiamo assumerci la responsabilità. È così che si inizia: piccoli passi per arrivare ad essere efficienti e rimanere fedeli a noi stessi, ai nostri bisogni e al nostro benessere psichico e fisico.
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